30 marzo 2013

mi piace partire. (a volte un pò meno arrivare)

E così quando qualche giorno fa siamo partiti, solo io e il piccoletto in treno per venire a trovare i nonni, ero proprio contenta. E lui più di me. Perchè l'eccitazione che può dare il mettersi in viaggio è come ogni altro sentimento amplificata se sei alto un metro circa. E quindi siamo usciti di casa, io con la valigia e lui con il suo mini trolley pieno di dinosauri e macchinine, abbiamo camminato fino alla fermata del tram, siamo arrivati in stazione, abbiamo fatto la dovuta tappa all'edicola per comprare una rivista di dinosauri (quella di macchine no mamma, è meglio con papà), siamo saliti sul nostro treno, abbiamo letto ventotto libretti, mangiato altrettanti panini, perchè viaggiare fa sempre venire molta fame, abbiamo giocato a carte, siamo scesi a Milano, abbiamo cambiato treno e di nuovo colori, libri e occhi aperti verso il mondo, che superati i capannoni del Veneto è un pò meglio, si vedono anche i cavalli nella pianura piemontese.
Bello, solo io e lui. Ne avevo proprio voglia. Una volta lo facevamo spesso. Ma era abbastanza faticoso. Adesso è bello. Lo facevo quando era proprio un micro nano, nel marsupio, quando dormiva sempre ed era tetta dipendente. Da quando ha un anno io ho cominciato a lavorare e rimanevano solo i week end quindi si veniva dai nonni alle feste comandate o si faceva una toccata e fuga ma sempre con la macchina e con papà annesso.
Ora c'è la cassa integrazione. E così abbiamo del tempo io e lui.


Viaggiare è stato proprio piacevole, arrivare un pò meno. L'ho detto tante volte, soffro parecchio la vita a casa dei miei. Vige la disorganizzazione più totale, la cucina è pessima ed in più si aggiunge il rincoglionimento generale perchè c'è l'adorato nipote nei paraggi e io divento davvero insofferente.
Di solito passano solo dieci minuti prima che mi sorga la solita domanda: ma chi me lo ha fatto fare?! Questa volta ne sono bastati cinque.
Per di più i nonni sono davvero allucinanti. Tu ti fai un mazzo tanto per insegnare a tuo figlio due regole, per fargliele soprattutto rispettare e farti rispettare e bastano cinque minuti di nonni per annullare tutto. E i nani lo sanno. Sono tremendi, quasi peggio dei nonni. Se ne approfittano alla grande. Un pò va bene, l'ho sempre sostenuto, i nonni viziano ed è giusto così, ma il troppo stroppia. Si fanno comandare a bacchetta ed esaudiscono qualsiasi richiesta anche la più assurda, anche se tu hai detto no.
Si accettano consigli su come castigare i nonni.
Perchè il dialogo non serve, le conseguenze solitamente sono di due tipi se provi a fargli notare che forse stanno un pò esagerando:
1. ti dicono sì hai ragione ma in realtà lo fanno solo perchè tu non gli rompa più le scatole
2. fanno le cose di nascosto non appena ti volti un attimo
(ammetto che hanno davvero molto in comune con il nipote).
Adesso ci vorrà una settimana per riportare mio figlio al normale comportamento e fargli capire che non è un dio sceso in terra con poteri da dittatore e una sfilza di servi al suo cospetto. Che bello.
Aggiungiamo che c'è davvero un tempo di cacca. Uno arriva con mille idee e progetti di cose da fare e si ritrova chiuso in casa, per di più quella di tua madre, perchè fuori diluvia e ci sono 5 gradi. Ed è primavera, in teoria.
Per fortuna è arrivato il Grande Lui. E questa sera andiamo a vederci la gara 5 di hockey. Divertimento assicurato (ovviamente forza Valpe).
Per fortuna mi salvano i libri, che qui se ne trovano a mille mila miliardi come dice quel qualcuno alto poco più di un metro quando vuole dire che ce n'è in abbondanza.
E quindi ho letto e sto leggendo un sacco. Bene, fa sempre tanto tanto bene.


26 marzo 2013

Se avessi mille euro da sperperare a cuor leggero

Ho un dannatissimo bisogno di frivolezze.

Vorrei darmi allo shopping sfrenato, vorrei un nuovo vestitino estivo, magari un pò bon ton, magari in stile marinaresco, sicuramente corto, di quelli da mettere con le ballerine. Vorrei comprarmi anche un paio di scarpe con i tacchi, anche se poi non le indosserei, possibilmente color crema. Vorrei un nuovo trench e questa volta non mi farei convincere dalla solita commessa e lo comprerei beige come deve essere e non blu. Vorrei un nuovo costume da bagno, ma forse dovrei partire semplicemente dalle basi visto che ho dei reggiseni che risalgono all'era preistorica e che per quanto ormai le mie tette non siano più un gran bel vedere, meriterebbero comunque di meglio. Vorrei anche un nuovo paio di jeans, magari quelli là che tirano su le chiappe (avete presente? li avete testati? perchè la Marcuzzi che dice che fanno un bellissimo fondoschiena non è a mio avviso molto attendibile).

Vorrei più di ogni altra cosa una vacanza. Vorrei andare via una settimana e fare la turista, come piace a me. Con il prima, in cui organizzo tutto, guardo dove come cosa, e con il durante in cui scombino tutto e mi godo il nuovo con la mia macchina fotografica.
Vorrei fare due vacanze per la precisione. Una solo io e lui. Per poter bere vino a cena senza doversi inventare l'ennesima storia di brontosauri e triceratopi; per passeggiare mano nella mano incuranti del clima, dell'orario e del dove; per vedere una mostra con la tranquillità che questo sacro passatempo richiede, senza dover stare attenti che tuo figlio non imbratti di caccole il Rothko di turno.
[piccola digressione ma quante caccole produce un quattrenne?? No perchè ne incolla ovunque e soprattutto in continuazione].
Una vacanza la vorrei tutti e tre insieme perchè ci riescono sempre molto bene, siamo proprio una gran bella squadra e le storie di brontosauri mi divertono, è un'altra cena, non per questo meno bella, semplicemente diversa. Che so che mi manca quando non c'è.
E poi mi fa morire dal ridere quel nano là.

Vorrei che questa maledetta primavera si muovesse perchè io mi sono proprio strarotta di freddo, mani screpolate e solito guardaroba che ormai si ripete da ottobre senza neanche un minimo cambiamento. Vorrei poter uscire a fotografare qualcosa di diverso, ma ci vuole il sole per organizzare di andare da qualche parte. Ieri nevicava. E per quanto bello devo dire che di neve quest'anno ne ho già fotografata anche troppa per i miei gusti.

Vorrei che ci fosse qualcosa di più interessante di cui parlarvi, volevo cercare un sacco di immagini per farvi vedere cosa comprerei se avessi 1000€ da spendere adesso. Così per farsi due risate. Ma appena ho pensato a 1000 €  mi sono ritrovata a guardare i voli per un week end lungo a Lisbona che dobbiamo fare da sempre. Perchè viaggiare è sempre meglio che comprare. E così ho perso un sacco di tempo per niente.
Ma tanto no, non si può. Che palle. Capite perchè avrei bisogno di frivolezza?! Un pò di dannato godimento. So che siamo tanti sulla stessa barca. So che siamo un paese che vorrebbe ma non può. Però oggi non è che sapere che ci sono altri come me, che comprendono e condividono questa voglia di leggerezza, mi fa stare molto meglio.

In realtà io sto bene. L'accettazione è difficile, ma quando arriva sei già un passetto più in là.
I pensieri sono al massimo della confusione in questo momento e così li ho messi in stand by. Sto semplicemente rimandando il pensare. E' bene farlo? No probabilmente no. Si può fare? Sì.
E nel nulla mentale che mi permette di vivere al minuto riesco anche a fare cose che sarebbero da tradizione ma che non ho mai fatto in vita mia, come decorare le uova.
Ne ho rotte solo tre buttandole, letteralmente, nell'acqua per farle diventare sode. Ma non importa.
Ecco, è la mia nuova filosofia. Non importa.
Sorridi e fregatene.
Forse non è il massimo da insegnare nè un principio di educazione montessoriano, ma lo sto dicendo qui, mica a mio figlio.





Se c'è una cosa di cui non sarò mai stufa di fotografare sono le sue mani.
Perchè sono stupende.
Ve ne sarete accorti, non fotografo praticamente nient'altro.







L'avevo già detto, sono completamente nelle sue mani.
Basta che lui non lo sappia o sono fritta.

21 marzo 2013

il gioco delle coppie

Ci sono molti modi di essere coppia e indubbiamente ognuno ha il suo.
Mi è sempre piaciuto osservare le coppie, le loro dinamiche, i loro modi di fare, prima di tutto perchè sono una grande impicciona, secondo perchè spesso provo a trarne qualche insegnamento, sia in positivo che in negativo.
E poi si sa, giudicare da fuori è sempre facile e immediato.
Che poi sia sbagliato questo è una altro discorso.

Mettiamo la coppia A: Lei è parecchio più grande di Lui. Lui molto indipendente, anche troppo per i miei gusti, Lei molto pacifica. Lui parte e viaggia spesso (per piacere) per i fatti suoi lasciando Lei con le pargole a casa (parlo di vacanze dall'altra parte del mondo). Lui esce spesso e volentieri quasi tutte le sere con tutto quel giro di amici che non hanno ancora figliato. Fa tardi la sera e nel week end pretende di dormire fino all'ora di pranzo, proprio com'era prima dell'arrivo delle nane. Lei non gli rompe le scatole, mai. Mai sentita lamentarsi, mai vista fargli una scenata, mai Lui si è lamentato di Lei che pretende da Lui qualcosa. Anzi, Lei sostiene che mantenendo (Lui) i suoi piaceri esterni alla coppia e alla famiglia vivono molto meglio. Che fa bene di riflesso anche a Lei. Lei sta bene così. Lei adora fare solo la mamma e vive per le sue bambine. E' sempre stato così e sempre sarà. Lei è molto innamorata di lui e se per caso la pupetta più piccola non ne vuole più sapere di stare in giro lei passa due ore a cercare di calmarla nel bagno della casa di amici perchè Lui vorrebbe rimanere ancora un pò a chiacchierare. Esce dal bagno visibilmente provata e lo bacia pure. A volte ho un pò l'impressione che Lui abbia la visione della partenità di Crozza quando fa Briatore (se non l'avete vista guardate qui). Ma la figlia grande (l'altra è ancora troppo piccola) lo ascolta e gli è molto affezionata e quindi da qualche parte mi sbaglio sicuramente, perchè è certamente vero nel loro caso che la qualità è più significativa della quantità.

Mettiamo la coppia B: si sono sempre presi e mollati. Vivono ufficialmente insieme da quando Lei è rimasta incinta e tra l'altro quando l'ha scoperto avevano appena deciso di lasciarsi definitivamente. Sono sicuramente quelli che quando li vedi diresti subito: per carità, io non voglio proprio diventare come loro. Lei non lo molla un secondo, è molto acida, proprio come solo noi donne sappiamo essere, lo accusa sempre di tutto, lo tratta male di fronte a chiunque, lo sminuisce il più delle volte. Lui è molto pacato. A casa un pò meno dai racconti di Lei e spesso alza la voce anche Lui. Ma Lui lo conosco da parecchio ed è sicuramente una delle persone più tranquille del mondo. Quando Lei gli rompe altamente le palle lo vedi che Lui sta proprio pensando ad altro, il classico entra da un orecchio e esce dall'altro. E Lei si imbestialisce, e diventerei un mostro anch'io. Spesso ha ragione Lui, molte volte Lei. C'è come la sensazione che di base Lui sia dalla parte del torto, ma poi Lei con i suoi modi fa dimenticare i perchè e quasi quasi capisci Lui. Perchè quando una madre stanca e stressata rompe le scatole non ce n'è per nessuno.

Mettiamo la coppia C: non hanno figli, non sono sposati, vivono insieme da parecchio e sono fidanzati credo da sempre. Ormai abbiamo perso tutti il conto, semplicemente sono una cosa sola. Quando stai insieme da così tanto tempo si vede. Le effusioni sono completamente sparite, è davvero raro vederli appiccicati, sono come una naturale estensione l'uno dell'altro e per questo non sentono mai il bisogno di stare più di tanto "vicini". Sono anche un pò pallosi, perchè il sesso sfrenato non sanno più cosa sia e quindi Lei non ne parla mai, perchè l'aperitivo con Lei puoi farlo o solo prima delle otto o dopo le nove perchè alle otto e un quarto loro si siedono a tavola e guai disattendere questa abitudine. Lui la chiama tutti i giorni nella sua pausa pranzo. E cosa vi dite? chiedo io, ma niente così per salutarci. Litigano spessissimo ma sono sempre litigi tranquilli, mai uno sconvolgimento, mai un pensiero basta, ti mollo, me ne vado. Se andassero in giro vestiti uguali nessuno ci troverebbe niente di male. Sembrerebbe la cosa più naturale del mondo.

Mettiamo la coppia D: anche loro stanno insieme da parecchio e hanno un figlio. La loro è una bellissima storia d'amore, travagliata, di quelle vissute con mille e mille farfalle nello stomaco, ovviamente lei le sentiva più di lui, vissuta anche a distanza e molto passionale. Poi è arrivato il figlio e la passione ha dovuto prendere il biglietto, come al banco dei salumi al supermercato, e aspettare il suo turno, che per fortuna prima o poi arriva sempre. Lei è sicuramente una gran rompiballe. Lui è sicuramente un orso taciturno. Lei vorrebbe rivivere lo svolazzamento delle farfalle tutti i giorni, Lui che è uno molto razionale le dice senza peli sulla lingua che ci sono altre cose a cui pensare. Lui non sa cosa farsene di una vita sociale e Lei invece rompe anche su questo. Ma spesso e volentieri a causa del figlio di cui sopra vince lui. Lui è uno che le dà da riflettere ma allo stesso tempo è uno che la fa molto arrabbiare. Lui la fa anche piangere, perchè quando vuole a parole ci va giù pesante e riesce a toccare proprio quei punti lì. Lei è innamorata ma a differenza della Lei della coppia C tutte le volte che litigano pensa che sia finita, prova ad immaginarsi la sua vita senza di Lui. Lui non sa ammettere le sue colpe, mai. Lui rompe, tanto quanto Lei ed è tutta colpa di quella cosa chiamata testardaggine. Lui è un papà fantastico e Lei su questo non può rompere. Forse lo ama ancora, nonostante tutto, anche per questo.
La Lei di questa coppia dopo la giornata in compagnia di domenica ha deciso che cercherà di rompere un pò meno le scatole, cercherà di essere un pò più come la Lei della coppia A, avendo la garanzia che Lui non è come il Lui della coppia A; cercherà di essere meno come la Lei della coppia B e apprezzerà di più le cose quotidiane che forse è il segreto della coppia C.
Questa Lei però sa già che tra un pò ricomicierà con la tiritera delle farfalle perchè è più forte di lei.

20 marzo 2013

piove solo dentro, fate pure con calma

Piove dentro la scuola. Il soffitto gocciola acqua (è un eufemismo, è molto peggio) proprio all'ingresso dove tutti entriamo ed usciamo.
La scuola di mio figlio l'abbiamo scelta perchè ha un grande giardino e le classi sono molto colorate e luminose. Soprattutto l'abbiamo scelta perchè pubblica. Perchè ci crediamo. Perchè vogliamo crederci.
E dentro la scuola pubblica piove. E non ci potrebbe essere immagine più rappresentativa.
Ci si può arrabbiare ma il sentimento dominante è lo sconforto. Il dispiacere nel vedere come non c'è lungimiranza, non c'è cura, non c'è giustizia. Perchè è ingiusto che il luogo, così importante, dove i grandi di domani passano la gran parte del loro tempo, sia stato abbandonato, non sia tra le priorità.
Forse è ancora peggio il fatto che si debba chiedere aiuto ai genitori, che le maestre debbano domandare di portare da casa il materiale che serve ai nostri figli. Ma portare la carta igienica, la colla, la farina, i fogli per disegnare è un'immagina meno eclatante di questa:



Continuate a litigare TUTTI, cari politici, e a non fare nulla.
Tanto qui piove solo nella scuole.

18 marzo 2013

perle di futura saggezza

Ieri è stato un giorno bellissimo. Sono stata bene e per un pò sono riuscita a non pensare.
Perchè essere lucidi e capire che ci si deve fermare, che la testa ha bisogno di riprendere fiato, non è che automaticamente si trasforma in farlo. Se poi il tempo mi fosse d'aiuto, visto che sono la regina delle metereopatiche, forse, sarebbe più semplice.
Io devo imparare a godere del qui e ora. Non basta mica dirlo. Ma nemmeno capirlo.
Io non so stare ferma, ma devo imparare.
Come ho imparato a tuffarmi senza tapparmi il naso, come ho imparato a fare torte più che commestibili, come ho imparato a chiedere aiuto, come ho imparato che quello che pensavo prima di diventare madre sull'educazione dei bambini era quasi tutto pura utopia, come ho imparato tutte quelle cose che pensavo non avrei mai potuto imparare, perchè io sono fatta così.
La scusa migliore del mondo, sempre.

Ieri la nostra casa è stata piena di amici, bambini di varie misure, buon cibo, vino, musica e risate. Doveva essere solo un pranzo in compagnia. E' diventata una merenda e poi una cena ed infine un vera e propria festa!
Lui è ormai di quelli grandi, che non ti guarda neanche di striscio, che si diverte come un pazzo e che sa arrangiarsi, anzi, spesso e volentieri "vai pure mamma", perchè per fortuna riesce ancora a mandarmi via con dolcezza.
Io mi sono goduta la compagnia, che per me è come l'aria, mi sono goduta la tranquillità che un bambino ormai grande e con amichetti intorno comporta, il poter stare a tavola a chiacchierare senza pannolini e poppate incombenti, mi sono spupazzata i nani particolarmente nani solo quando mi andava, perchè il bello dei figli degli altri è questo. Mi sono divertita a rincorrere, a sbaciucchiare, a raccontare, anche con il cuore in mano, a spettegolare, ad osservare quella meraviglia di bambino che è il mio, perchè lo è davvero. E' attento, curioso, spiritoso e soprattutto sorridente. 
E' un bambino felice. 
E di colpo questa cosa ti attraversa le viscere e gli occhi si riempiono di sole... 

La serata si è conclusa così, nel buio di una cameretta, con la sua mano nella mia:
"ma possiamo fare che domani è oggi di nuovo?"

Quante cose devo imparare. Quante cose mi può insegnare.
Mannaggia a me e ai miei fantasmi.






12 marzo 2013

faccio outing

Si dice che quando si tocca il fondo si possa solo risalire. Barbara ha detto che buttare fuori tutto è un pò come fare le pulizie di primavera e che dopo dalla finestra entrerà più luce.
Rende perfettamente l' idea.
Io ho capito una cosa. E non è una cosa da poco.
Io voglio, vorrei, solo un altro bambino.
Vorrei poter amare così follemente un altro essere umano. Vorrei che mio figlio provasse il legame che unisce due fratelli. Vorrei che fossimo in quattro, proprio come ho sempre immaginato la mia vita.
Ma non mi importa nulla da dove venga.
Non ho la voglia della pancia, non ho vissuto la mia prima gravidanza amando il mio corpo che faceva da culla, sempre più grande. Non mi accorgo più di tanto delle mille panze che vedo in giro, io vedo mille carrozzine, io guardo quelle.
Non ho saputo instaurare una relazione con la mia pancia. Lei c'era, era lì.
Quando ero in stato balenoso mi sono sentita in colpa per questo. Io ero quella che non poteva avere figli e, indipendentemente dal fatto che non fosse una gravidanza cercata, sapevo che avrei dovuto esserne felicissima, vivermi la nostra fortuna e la magia con il cuore a mille. E invece no. Le ecografie mi sono sempre sembrate surreali, mi colpivano tutte le reazioni di commozione che la mia pancia provocava, più agli altri che a me. Sono stata sospesa per nove mesi.
Era una delle cose che avrei voluto vivermi diversamente, adesso. Avrei voluto diventare la donna che speravo di essere già la prima volta ma che alla fine non mi riusciva, volevo amare la pancia e vivermi al massimo quei nove mesi che sono oggettivamente incredibili.
Ma so anche che li avrei vissuti con il desiderio che passassero in fretta.
Perchè io vorrei solo un figlio.

Io ho amato mio figlio piano piano ma tutto è davvero cominciato quando l'ho visto. Quando l'ho toccato. Quando ho guardato la cosa che mi ha cambiato la vita. Ci è voluto del tempo per fortificare il mio amore per lui, c'è voluta un pò di conoscenza reciproca ed è proprio questo viaggio che abbiamo incominciato ad intraprendere con lui che cerco nuovamente.
E' quello il momento che vorrei rivivere, quello con cui tutto inizia, quello in cui lo vedi e lo tocchi. E non importa se non potrà esserci un parto, non importa se ci perderemo certe cose.
Non so se riesco a spiegarmi perchè è un pò complicato da capire, a volte anche per me.

Non sono fatta per la pma. Mi dispiace, ci ho provato, me lo dovevo ma non fa per me. Mi ero posta dei limiti. Me li sono posti convinta che poi arrivata al limite lo avrei spostato un pò più là. E invece no. Non lo posso spostare più in là. Non riesco a integrarla con la mia quotidianità, non riesco a viverla con il giusto distacco che serve per mantenere tutto il resto in piedi e illuminato... Non sopporto questo senso di impotenza, non sopporto questa sensazione di inadeguatezza che involontariamente provo, non sopporto questo continuo pensiero a me, al mio corpo, a dove sta l'inghippo, ai perchè. Non sopporto gli inviti a rilassarmi che mi fa mia madre e che anche tutto il resto del mondo mi rivolge.
Io non so perchè non riesco a rimanere incinta. L'infertilità inspiegata è abbastanza comune.
Ma così non riesco a volermi bene. Sostanzialmente sono arrabbiata con me stessa. E mi lascio andare. Perchè un pò mi sto sulle palle.
Non mi trucco più e i miei capelli sono davvero un casino, non mi coccolo più riempiendomi di crema dopo una doccia bollente e mi vesto senza nemmeno curarmi di cosa sto tirando fuori dall'armadio.
Ho bisogno di dare di più all'uomo che amo. Perchè posso dare di più. Perchè ho bisogno di stare con lui e starci bene.
Ho voglia di divertirmi con mio figlio, di godermelo come si merita, di sentire che non gli sto facendo mancare nulla, che ci sono per lui al 100%.

Voglio pensare ad altro. Quando tutti ti dicono non pensarci, cosa credono, che io mi diverta ad avere questo chiodo fisso, che mi accompagna comunque in ogni cosa io faccia? No, non mi piace. E allora devo lasciarlo andare.
Non è una rinuncia, se una cosa la vuoi profondamente non ci puoi rinunciare.
Ma ci sono altri modi, possono esserci altre strade, che non sono un ripiego, semplicemente sono più adatti a me, a noi.
Perchè sento che così non ce la posso fare.

Ho bisogno di concentrarmi su quello che c'è. Sul qui e ora.
Quindi basta. Non tornerò alla clinica.
Il prossimo passo sarebbe passare all'artiglieria pesante - fivet e compagnia bella - (perchè voglio dire, io sono una pivellina che molla alle primissime armi, giusto due iui) e, a parte il fatto che data la mia situazione lavorativa sarebbe economicamente impensabile, non credo che ce la farei.

Detto questo per adesso magari faccio una lista. Un to do per giovedì che sarà il mio primo giorno da cassa integrata, altrimenti impazzisco.
Nella lista ci metterò anche concedermi un'ora al giorno di pace totale. Un libro all'ora di pranzo al sole nel mio bar preferito (giovedì dovrebbe piovere ma vabbè). E' una cosa che non riesco a fare mai. Se questa cassa integrazione devo vederla come un'opportunità lo deve diventare anche per me. Per rimettermi in carreggiata. Per ricominciare a volermi bene.
Tutto il resto del tempo mi do da fare e mando curriculum, promesso.

Magari il mese prossimo nella lista ci inseriamo anche una telefonata all'ufficio adozioni del comune.
So qual'è il numero, è salvato nel mio telefono, è una cosa che è sempre stata detta, voluta, semplicemente mai approfondita perchè vista come troppo complessa. Rimanere incinti sembrava più semplice. (Ahahahah).
Nove anni fa sapevo già che l'esame, fatto per curiosità, per verificare se quello che avevano ventilato i medici anni prima a causa di una grossa operazione avuta da bambina, era vero.
Lo sapeva anche lui. Fu il primo a cui lo dissi. In realtà ero fidanzata con il suo amico anche se ero fondamentalmente pazza di lui. Ma questa è un'altra storia.
E da giovani innamorati senza la minima intenzione di mettere su famiglia, viaggiavamo e fantasticavamo di quando avremmo adottato un bambino. Perchè la pma non sapevamo neanche cosa fosse. Perchè tutto a vent'anni è bello e possibile. Perchè ci credevamo davvero. Volevamo stare insieme per sempre e avere dei bambini, non importa se non avrebbero avuto i nostri occhi, avrebbero avuto il nostro sorriso, perchè quello si insegna e si trasmette, la genetica non c'entra nulla.
Chiameremo, con calma, assolutamente facendo una cosa alla volta, godendosi il più possibile una primavera che si spera si decida ad arrivare e mettendosi sotto per risolvere il problema lavoro. (io ci provo, avevo detto che dopodomani sarebbe dovuto arrivare).

Non sento differenze tra figli di cuore e figli di pancia.
Così li chiamano no?! Almeno è come la vedo io.
Perchè io è con il cuore che desidero un altro figlio. Se il mio corpo non ci sta non posso mica impazzire.

Io mi conosco. Io credo e provo davvero solo quando vedo e tocco.







Vorrei ringraziarvi tutte, perchè mi siete davvero vicine, perchè non so come, io di solito non sono brava a spiegarmi, ma sento tanta empatia e le vostre parole e i vostri commenti sono diventate importanti, sono in grado di farmi tornare il sorriso e soprattutto mi fanno sentire meno sbagliata, più accettata così come sono e come tale apprezzata. 
E come ho già detto tante volte, è una bellissima sensazione.
thank you!

10 marzo 2013

ho buttato fuori tutto.

Vorrei poter fermare il tempo, partire, riempirmi gli occhi di colori, assaggiare nuovi sapori, ridere di cuore e di pancia, guardare l'orizzonte senza pensieri, semplicemente spensierata e leggera... oh, come ne avrei bisogno.
E invece la primavera tarda a mostrarsi, è tutto grigio, la cassa integrazione sarà al 50%, quindi peggio di quanto ci avevano prefigurato qualche giorno fa e se aggiungiamo che mi hanno detto chiaramente di guardarmi intorno capite perchè avrei un bisogno disperato di sole sulla pelle.

Però ho finalmente buttato fuori tutto, anche gli arretrati.
Ho pianto come non riuscivo a piangere da un bel pò. Ero in macchina da sola, c'era la colonna sonora giusta e le lacrime sono arrivate. Non piangevo da troppo. Non avevo pianto per la prima inseminazione andata male. Non avevo pianto per l'accumulo della tensione e non avevo pianto quando la speranza è svanita. Non ho pianto quando dieci giorni fa ne abbiamo fatta un altra. Non una lacrima di commozione.

Ho pianto adesso. E ho pianto tutto.
Ho pianto perchè il test di gravidanza dice che neanche questa volta è andata bene.
Ho pianto perchè come faccio a desiderare un altro figlio se sono in cassa integrazione?
Ho pianto perchè devo rivedere le priorità e non posso fare tutto. Una cosa alla volta. Partendo dalle emergenze.
Ho pianto perchè non reggo tutto questo meccanismo del provare-sperare-pensa ad altro-ritentare-sperare che è la pma.
Ho pianto perchè mi ero posta dei limiti. E non ce l'abbiamo fatta.
Ho pianto perchè non è giusto. Ho pianto perchè sono incazzata.
Ho pianto perchè avevamo appena trovato un accordo molto buono per comprare quel famoso terreno dove costruirci la nostra casa (ne parlavo qui) ma adesso con la mia situazione lavorativa come si fa a portare avanti un progetto che prevede un mutuo?
Ho pianto perchè per la prima volta mi hanno dato gli anni che ho, perchè sono invecchiata e si vede. Ho pianto perchè sono tanto stanca.
Ho pianto perché la mia amica e' ufficialmente andata a vivere con il suo futuro marito a 100 km di distanza. E sono molto felice per lei ma mi manca.
Ho pianto perchè so che dovrò darmi da fare, so che dovrò tirare fuori le palle, so che dovrò mettercela tutta per continuare ad essere sorridente, per continuare ad essere solare, per lui.
Ho pianto perchè ho paura. Paura di fallire. Paura di non reggere il fallimento. Paura di sperare ancora.

Finalmente ho buttato fuori tutto. Ho sciolto il ghiaccio.
Piangere fa tanto, tanto bene.
Perchè adesso è tutto più chiaro.
E ne sono paradossalmente felice.

4 marzo 2013

la Mazzata

E' inutile che ci giri intorno.
La Mazzata vuol dire cassa integrazione per tutta l'azienda (e siamo proprio pochini). Nella settimana un pò lavori e un pò stai a casa pagato, ma meno. Non ci hanno comunicato molto in realtà, ci diranno nei prossimi giorni, intanto hanno solo sganciato la bomba.
Quando arrivi a questo punto o riparte il lavoro o non ci sarà più lavoro.

Io ci sono rimasta veramente di merda. Non trovo altre parole.
Sarà che non me l'aspettavo. Sarà che non ci rendono mai partecipi di dati e cifre. Sarà che il 2012 non aveva per niente risentito della crisi e io mi sentivo una piccola privilegiata perchè l'azienda per cui lavoro aveva fatto un + e non un -.
Ma le banche hanno chiuso i rubinetti e il fatturato non per forza vuol dire liquidità. E gli stipendi li paghi con quella, del resto l'ho sempre saputo.
Mi sentivo così privilegiata da spendere e spandere in PMA con la tranquillità di una che ha una sola preoccupazione nella vita: rimanere incinta. Tanto ce lo possiamo permettere. Perchè lavoriamo in due ed entrambi non sappiamo cosa voglia dire essere precari.
Forse è che tutta l'energia e il tempo che stiamo impegnando in prelievi, inseminazioni ed ecografie mi hanno distratta dal lavoro. In effetti non c'è lavoro. Per lo meno nel nostro settore. Ma io mi ero illusa che l'azienda potesse permetterselo. In realtà lavoro molto ma per niente. Pensi mille possibili soluzioni e fai mille preventivi ma niente si trasforma in lavoro vero...

E così arriva anche qui un pò di cassa integrazione. Ed è una mazzata. Fa paura.
E io che da tempo sento il bisogno di cambiare e di conseguenza mi guardo molto intorno so che non ce n'è. Il lavoro non c'è. Figurati il poter scegliere un lavoro (mica siamo choosy).
Solo il Papa può permettersi di lasciare un'occupazione.
E se metto tutto insieme mi fa proprio un pò paura.
Io ho studiato, sono laureata, ho fatto ogni tipo di lavoro ma sono un curriculum assolutamente normale.
Poi se aggiungi che sono donna e madre vedrai quante porte spalancate.
Ce ne sono tanti come me, troppi.
E troppe poche possibilità.
E non venite a dirmi che ci si deve inventare. Almeno non oggi. Ditemelo domani. Ci penserò domani.
Oggi mi rimbomba in testa solo la parola cassa integrazione.

Oggi sono paralizzata.
Detto questo domani è un altro giorno, così si dice.
Domani dovrò convincermi che questa è un'occasione.
L'occasione per fare altro.
Perchè questo lavoro è da tempo che mi va stretto, mi restituisce poco, uno stipendio e fino ad oggi la stabilità, perchè ho bisogno di rimettere passione in quello che faccio, perchè ho bisogno di provare soddisfazione, perchè ho bisogno di imparare cose nuove, perchè io ho sempre bisogno di cambiare.
E da domani userò il tempo che avrò per cercare altro, sperando di trovarlo. E magari rimangiandomi tutto mi inventerò un lavoro concentrandomi su un'idea, un progetto che è nell'aria.
Beh o la vedo così, o provo a buttarmi nel vuoto o rimango paralizzata.
Domani.

Magari dopodomani.