17 aprile 2013

un senso tutto questo non ce l'ha

Ieri ho letto questo post e mi è piaciuto moltissimo.
Mi è piaciuto lo spirito, mi è piaciuta la riflessione finale. Sono felice per lei.
Condivido in pieno. Lo vedo e lo vivo sulla mia pelle.

Quando il posto di lavoro ti sta profondamente stretto e non perchè preferiresti startene in panciolle sul divano ma perchè l'ambiente è logorato, perchè ti sei trasformato in un robot nonostante la tua voglia di imparare, di fare, è dovuto tutto, perchè devi essere, visto quella che è la situazione, semplicemente grato e basta.
Lavoro con persone arrabbiate, preoccupate, negative ma non è sempre stato così.
Quando ho cominciato a lavorare qui tre anni fa il clima era quasi idilliaco, si parlava, c'era uno scambio di idee, si cercavano soluzioni insieme, ci si sentiva partecipi di un tutto che si è sgretolato.
Vuoi perchè la situazione è complicata e ci capiamo poco, vuoi perchè un pò siamo abbandonati, un giorno è cassa integrazione e un giorno lavori fino a tarda sera, vuoi perchè le difficoltà è molto facile che ammazzino l'entusiasmo, vuoi perchè non avere motivazione vuol dire disorganizzazione e disorganizzazione vuoi dire lavoro inutile, vuoi perchè la paura tende a farti aggrappare alla tua sedia, perchè ti serve quella sedia, e preferiresti che fosse tolta all'altro piuttosto che a te.

E allora un pò ti spegni dentro. Molto lentamente, giorno dopo giorno un pò di più.
Cerchi altro ma è più facile mortificarsi che crederci ancora. 
Provo a convincermi che non è il MIO lavoro (proprio come scrive Marzia), ma solo quell'attività che mi permette tutto il resto. Ed è questo l'unico modo per sopravvivere, per non impazzire un pò.
Per alzarsi tutte le mattine e indossare comunque un sorriso. 
La conciliazione è un argomento enorme. E' già stato detto forse tutto, fatto molto poco.
Il tuo posto di lavoro deve essere un dovere oltre che un diritto in primis.
Ma il tuo essere forza lavoro dovrebbe avere un senso.
Il posto di lavoro dovrebbe essere come l'essere madre.
Faticoso, complicato, e una cosa da cui fa sempre bene ogni tanto prendersi una pausa, un fare altro.
Ma soprattutto dovrebbe essere impegno, soddisfazione, crescita e miglioramento, felicità, voglia di fare perchè è una cosa che fa bene, fa bene come singolo, fa bene a ciò che ti circonda, al tuo gruppo, alla tua squadra.
Dovrebbe essere fiducia nelle capacità e riconoscimento.
Dovrebbe essere organizzazione e rispetto.
Dovrebbe essere speranza e spinta al cambiamento.
Dovrebbe essere pianificazione e sogni.
Dovrebbe essere sfida e conquiste. O sconfitte, ma comunque sfide.
Se c'è una cosa che la maternità mi ha insegnato è che si può fallire, si sbaglia spesso, l'importante è mettersi in gioco e continuare, ci si rialza perchè devi ma soprattutto perchè vuoi, per lui, un bene più grande di te.

Tutte belle parole lo so. Anche banali. Banali perchè dette e risapute.
Poco però sembra andare in questa direzione. Molto è ancora sempre e solo parole.
Perchè quello che dice Barbara è la sacrosanta verità. Anch'io sono ricca.
Quello che non è il MIO lavoro mi permette di godere di molte cose. Quando riesco a staccare la spina nel week end, per esempio, ringrazio.
Il succo di tutto dovrebbe essere la qualità del tempo.
Qualità del tempo impiegato a lavorare. E del luogo, dell' ambiente, del clima che in quel tempo si respira.
E se la qualità va a braccetto con il sorriso più qualità vorrebbe dire più produttività. Nel senso più ampio che materiale. O magari la stessa produttività, ma qualitativamente migliore. Verso il futuro. In costruzione.
Sorridendo di più sapremmo dare di più.
Sapremmo fare meglio. Fare meglio sul lavoro fa stare meglio.
Stare meglio fa vivere tutto con un'altra anima.
Per crescere si deve dare la possibilità di lavorare bene, le condizioni (che vanno dai migliori trasporti, anche se forse basterebbero giusti e organizzati, fino ai modi di lavorare, per permettere di avere e dare flessibilità), supportando e migliorando la vita delle persone. In termini pratici, non per forza l'ufficio più bello ma il nido aziendale, solo per fare un esempio. Anche perchè non va mai dimenticato che quelle persone sono i tuoi compagni di strada. Siamo sulla stessa barca.
Il lavoro è un bisogno. Io ho bisogno di misurare e dimostrare di cosa sono capace.
Al lavoro si deve poter dare un senso, che va oltre il mero (ma ovviamente necessario) denaro.

Molte sono le colpe delle aziende, dei capi lontani e poco attenti. Moltissime sono le colpe delle politiche del lavoro degli ultimi anni (o da sempre?), degli errori di una politica ancora meno attenta dei gran capi, lontana e per niente empatica.
Molto posso io, lo so. Tutte le mie belle parole dovrei metterle in atto per prima.
La motivazione possiamo sempre cercarla e il fare meglio dipende principalmente da sè.

La mattina, quando sai che devi andare lì è semplicemente più faticoso del normale, di come dovrebbe essere. Perchè un senso non c'è.

24 commenti:

  1. Ho vissuto per tre anni la tua situazione. Bussavo alla porta del super capo e dicevo: scusate io ho voglia di lavorare, mi sembra di fare troppo poco e di rubare lo stipendio. Sono giovane sfruttatemi. Risultati? nessuno. Grazie per le parole, devi avere pazienza. Stava diventando una malattia. Davvero. Poi ho deciso che non ne valeva la pena. Ho smesso di stare male, ma non ho smesso di chiedere. Poi bè le cose sono andate tutte nella "giusta" direzione. Sono rimasta incinta, mi hanno dato un nuovo lavoro...poi bè poi ho dovuto fare una scelta diversa. Diversissima. Facilitata anche dalla situazione generale. Ho lasciato il mio lavoro e seguito il marito all'estero dove sto cercando al mia "nuova strada".

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    1. cambiare fa sempre molto molto bene. E troverai la tua strada...

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  2. Stesse parole, stesse sensazioni, stessi sentimenti....come capisco quello che dici...non sai quanto....e mi viene anche da piangere!!!

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  3. Siamo telepatiche! Ho in bozze un post che spero di finire...

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  4. io..cavolo...provo quasi le stesse cose, e soprattutto non ne trovo il senso! sono stata presa da un attacco d'ansia, oggi a pranzo, proprio perchè la mia mente è annebbiata, non vedo un motivo valido per poter dare un valore, un senso, a quello che sto...che stiamo vivendo.

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    1. mi dispiace per quello che ti è successo a pranzo, spero davvero che anche per te le cose possano riappropriarsi del loro senso!

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  5. Assolutamente telepatiche, il mio post l'avevo in bozza da un po' ma ha preso vita dopo aver letto dell'azienda di PdC, credo abbia fatto bene a molti di noi ripescare la speranza del "si può fare". Altrimenti immaginarmi per almeno altri vent'anni così mi ucciderebbe ... magari dovremmo fondarne una noi tutti insieme di azienda, ci divertiremmo un sacco ... ci vorrebbe la famosa idea geniale però :)

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    1. intanto potremmo incontrarci, farci un week end insieme in qualche terra neutra, chissà che l'idea non arrivi!

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  6. Mia cara, ero sicura che tu, come molte altre mi avreste capito, perché una realtà come quella che vivo io è un sogno, soprattutto se ci si arriva nel modo in cui ci sono arrivata io.
    E quoto Marzia, forse un modo per cambiare le cose è anche metterci in gioco in prima persona, molto più facile a dirsi, che a farsi, però!
    Intanto potremmo fare un ritrovo tra ragazze, questa idea mi intrippa sempre più!

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  7. avevo scritto un commento.. bè cambiando pagina si è cancellato (bene!).. uffa..
    che dire.. passo per la prima volta qui e m'innamoro di tutto..
    ti capisco così tanto e non voglio perderti.
    Questa frase è nelle mie vene ormai "Chi mi è amico è davvero speciale, proprio perché con me non ha mollato, e mi ha insegnato."
    vorrei tanto tu lo diventassi per me.. ti sembrerò così stupida e avventata, ma è anche il mio modo di essere. Se vorrai conoscermi ne avremo il tempo.
    Per adesso ti dico solo che sei una bella persona, ho letto tanto di te in questo tuo mondo.. ti aspetto da me, nel mio di un mondo.. e mi ritroverò qui prestissimo! un abbraccio forte! Valeria

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    1. carissima Valeria, grazie per questo bellissimo commento! mi piacerebbe conoscerti e visto la meraviglia del tuo agriturismo magari riuscire a farlo di persona! un abbraccio! Cecilia

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  8. Proprio alcuni giorni fa, parlando con alcuni colleghi, ci si chiedeva perchè nella grande azienda in cui lavoriamo non c'è ancora un nido aziendale. Mi è venuto il pallino di lanciare la proposta!

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  9. Cara Verde-acqua, tu hai ragione su tutto ma in alcuni posti la voglia di lavorare te la fanno davvero passare...parlo almeno per Roma, città degna di ospitare tutti gli inciuci politici di questi giorni...

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    1. anche qui te la fanno davvero passare... anche a chi ne ha da vendere...

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  10. Il lavoro senza stimoli o senza possibilità di crescita fa ammuffire in fretta energie e speranze.
    Il mio lavoro passato mi stava letteralmente togliendo la voglia di vivere, ero diventata apatica e non riuscivo a spiegarmi cosa mi fosse successo. L'ho capito una mattina andando a piedi a lavorare, e ho cambiato.
    Era diverso tempo fa, non c'era la crisi ecc ecc. Ma una speranza c'è per tutti.
    Resisti, sorridi, e nel frattempo cerca un altro lavoro. Cambiare, come avere un figlio porta sempre crescita.
    Un piacere grandissimo averti scoperto!
    Ciao
    cate

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    1. Cerco e continuo a sperare, assolutamente sì! (anch'io sono contentissima di averti scoperta!)

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  11. Io vivo tra il dispiacere di non avere più il mio lavoro e il sollievo per la situazione che ormai stavo vivendo.... concordo pienamente con tutti i sentimenti che hai espresso....

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    1. sono certa che la ricerca provochi lo stesso (se non più grande) sconforto...

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