21 febbraio 2014

credi in quel che credi. se ci credi.



Io e la religione abbiamo un rapporto strano.
In realtà non so nemmeno se si possa definirlo un rapporto. E' un pò come se fosse qualcuno che ho sempre e solo intravisto, mai conosciuto, ma a cui a volte penso.
Sono una senza fede, a cui probabilmente farebbe e avrebbe fatto bene averne una.
Non so pregare. Non so cosa si provi a farlo davvero. Non ci credo, è tutto qui.
Credo nell'uomo e nelle sue capacità. Nella scienza. E basta. Ma un pò di spiritualtà mi farebbe bene. Magari una religione diversa da quella cattolica, in cui mi ritrovo davvero poco. Magari.

Sono cresciuta in una famiglia che più atea non si può. Un padre, di famiglia protestante, assolutamente lontano dal mondo ecclesiastico, una madre sessantottina che ce l'ha a morte con la Chiesa e con l'educazione rigida e religiosa con la quale è cresciuta.
Io non sono stata battezzata, non sono mai stata portata a messa, non ho mai potuto andare a giocare in parrocchia. Da bambina non riuscivo a capire. Mi sentivo semplicemente un'esclusa. Diversa. Perchè io no?
Le chiese sono così belle. Ancora oggi non c'è chiesa che non mi affascini.
Poi sono cresciuta. Poi i pensieri sono diventati miei.
La Storia, che ho sempre studiato con passione, non mi ha mai permesso di avvicinarmi alla religione, nel nome della quale cose davvero terribili sono state fatte. E sono d'accordo anche con Guccini quando dice "nei campi di sterminio dio è morto". E non ho mai perdonato quel prete che al funerale del mio più caro amico, morto a diciannove anni in un incidente, ha osato dire che Dio ha voluto così. E no.
Da grande continuo a non capire.
Ma so anche che una cosa è la religione e la sua gerarchia ecclesiastica e una cosa è la fede.
La spiritualità è un fatto culturale. Antropologico. Sociologico. Certamente non innato.
La fede si insegna.
Si nasce con i capelli biondi ma il credere si può solo imparare.
Si può trasmettere.
Si può cercare.
Io probabilmente non ne ho mai avuto bisogno. Come si pensa di non aver bisogno di quello che non si conosce.

Ci siamo sposati in comune, nostro figlio non è stato battezzato. Ci sono ancora persone, suocera compresa, che mi guardano nello stesso modo in cui si guardavano le streghe nel Medioevo.
La famiglia di lui infatti è la classica famiglia veneta. Casa e Chiesa. E figli chierichetti.
Pure Lui. Non ho ancora ben capito cosa gli sia rimasto, perchè praticante non lo è. E non credo si possa definire nemmeno credente. Però ha quel che, come una sensazione, una cosa che fa parte di lui, perlomeno un'idea di cosa sia la fede, una sua spiritualità.
La sua è stata un'infanzia molto felice. La vita in parrocchia, piena di giochi, amici e pallone non era niente male. Si divertiva e ha imparato molte cose.
Se mio figlio vorrà le porte sono aperte.
E' che non posso essere io a insegnare qualcosa che per prima non conosco.
Quando si è trattato di scegliere, religione sì o no a scuola, mi sono detta, perchè no, magari impara qualcosa.
Solo se conosci sei davvero libero di scegliere.
Magari semplicemente si incuriosisce.
Del resto io gli auguro solo curiosità. Per il mondo e tutte le sue forme.
Mi piacerebbe che nelle scuole si parlasse anche delle altre religioni, allo stesso modo. Ma so che è utopia.
In ogni caso tutti i giovedì mi faccio raccontare.
Ieri devono aver ritagliato le sagome di Gesù e gli Apostoli. Per poi colorarle e rincollarle.
Io confesso che non conosco i nomi di tutti ma per fortuna il padre di mio figlio a suo tempo è stato ben indottrinato.

Piccolo Lui: abbiamo colorato e poi ritagliato e incollato Gesù e quelli, sai quelli, i suoi amici, erano dodici, mi pare.

Grande Lui: e sì, bravo. Erano gli Apostoli. Ti ricordi come si chiamavano? C'era Pietro, Matteo, Paolo...

Piccolo Lui: ... e Eolo.

Io sto ancora ridendo.


33 commenti:

  1. Brava. Hai fatto bene a dargli la possibilità di conoscere.

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  2. Brava! Io sono diventata non credente, ma per il prossimo anno non ho escluso ai miei figli di frequentare l'ora di religione proprio per lo stesso motivo tuo. Condivido in pieno dunque!

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  3. La tua fede e' nell'amore, sono pochi i genitori che non credendo hanno fatto per i propri figli quello che hai fatto tu. Piu ti leggo e piu mi piace farlo.

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  4. Io ho poche cose nel mio cuore, ma una di queste é sicuramente la Fede. Credo e anche tanto in Dio. Vado anche a messa, quella in latino, quella che ad ogni canto gregoriano affiorano le lacrime. Mi tocca molto.
    Quando ci hanno detto della craniostenosi di mio figlio ho subito pensato di afre fatto bene a chiamarlo come il suo nonno: Domenico che significa "consacrato al Signore".
    Come fai a dimostrare scientificamente l'amore che provi per la tua famiglia? Allo stesso modo, come puoi dimostrare l'amore e l'esistenza di Dio? Con la fede e la fiducia.
    Ti abbraccio

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    1. amore e fiducia ci sono!!!! Non so se ho davvero il bisogno di dimostrarli scientificamente. Mi basterebbe riuscirli a dimostrare.
      (anche mio nonno si chiamava Domenico. <3)

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  5. Non è un argomento facile di cui parlare, la fede è un "sentimento" così complesso e dalle mille sfaccettature. Io sono cresciuta in una famiglia cattolica praticante che non ha mai saputo spiegarmi perchè credeva, ho fatto di quella strada la mia. Ho molto pregato, frequentato quasi sempre la messa domenicale e cresciuto mio figlio maggiore nella fede, o così credevo io. Il giorno della Cresima, io emozionata, lui no, usciamo dalla Chiesa e mi dice: Ok mamma, ora basta, io a messa non ci vado più. All'inizio mi sono chiesta, dove ho sbagliato? Poi mi son detta che è giusto così, ognuno deve trovare la sua strada.

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  6. Hai fatto benissimo a parer mio. Proprio questa è la dimostrazione della tua grande apertura mentale. Così come hai fatto tu, tuo figlio sceglierà per stesso quale strada percorrere.

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  7. Concordo su tutto ciò che hai scritto, anzi, mi sembra quasi di specchiarmi in te (solo che tu lo scrivi bene e chiaramente, come io non sarei in grado).
    io, però, ho deciso che il prossimo anno alla materna, non voglio che mio figlio faccia religione.
    Mia suocera insegna proprio religione e se vuole leggergli o raccontargli quello in cui crede o portarlo in chiesa, non ho nulla in contrario, così come credo che, se lo vorrà, gli farò frequentare l'oratorio d'estate, che qui funge da vero e proprio centro estivo e di aggregazione.
    Però a scuola no, come forma di proposta verso questo insegnamento che non è degno di un paese laico e moderno, come dovrebbe essere l'Italia.
    Ho scritto "io" ma ovviamente e' una decisione condivisa con l'Alpmarito, come deve essere!

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    1. concordo pienamente con te e con l'ideale di una scuola laica. Quando dico che mi piacerebbe che ci fosse la materia "religione" e che si parlasse di tutte le religioni è proprio per questo. Perchè si deve sapere, si deve conoscere e sarebbe un buon modo di scoprire cose "diverse" ma in fondo poi non così tanto. Io non saprei a chi lasciare questo compito di "raccontare" e quindi ho scelto di lasciargli fare religione a scuola, non senza un pò di scetticismo certo.

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  8. E' un argomento così difficile di cui parlare, io a volte non riesco a parlarne neppure con me stessa, nella mia mente. Mi riempio di dubbi e di perchè. Però credo che hai fatto benissimo a lasciare a tuo figlio la possibilità di scegliere, quando sarà grande, la strada che sentirà più sua!

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  9. Ti capisco sai,quando dici "non ci riesco". Io sono battezzata, ho fatto comunione e cresima, poi ho consociuto degli esempi talmente pessimi di chiesa che mi sono completamente disamorata e anche quel poco di sentire l'ho perso completamente.Questo è successo proprio a scuola, da grande. MI sono sentita completamente respinta e rifiutata dalla mentalità bigotta di chi si faceva proprio portavoce di accoglienza e amore verso il prossimo. è sceso il gelo, ho capito che non ero più compatibile con quel modo di vedere le cose, per me inaccettabile. Quindi quando sarò messa davanti alla scelta "religione sì o no" penso che ad oggi sceglierei il no, e la tua è stata una scelta molto coraggiosa perché non è detto che sia un'esperienza negativa come lo è stata la mia, anzi.
    Ma un granellino di spiritualità ce l'abbiamo tutti, secondo me, e prima o poi emerge. Credo nella Natura. Non faccio rituali, non prego, ma osservo il suo spettacolo e amo, mi sorprendo. Veramente, è quello che più riesce a stupirmi e farmi ammutolire, nelle sue più piccole manifestazioni.

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  10. Eolo, ahahah!
    La fede si può imparare, sì. Poi a volte capita di incontrare persone che hanno un carisma speciale, che credono e il loro credere si traduce in fatti, non parole, e ti fanno amare quella fede, perchè li vedi felici, ma genuinamente felici.

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    1. ecco io non posso dire di conoscere la felicità nella fede. Ho visto a volte la speranza, altre volta il conforto, altre volte una ricerca di felicità. Vedi, sta sempre alle persone, alle strade che intraprendi e a come ti apri alle cose...

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  11. Bel post..... io vedrei la cosa sotto due aspetti: 1) la fede/credere in Dio 2) il Clero. Non sono praticante da decenni,però prego; le prese di posizione della Chiesa ( a partire dagli anni '70 sul divorzio fino ai casi odierni di pedofilia ) hanno sortito in me un distacco/rifiuto dal Clero. Cosa farò con mio figlio.... non lo so,onestamente non so cosa deciderò quando si presenterà il momento. Essendo,tra l'altro, mia moglie ortodossa,penso che - alla fine - lasceremo a lui la scelta,senza pressioni e condizionamenti. Sento che c'è "qualcosa", lo prego, ma non riesco ad accettare "l'internediazione" dei sacerdoti, è più forte di me.Certo che è una scelta difficile,che può portare a discriminazioni sul bimbo che non frequenta o, addirittura,provocare in lui un senso di "diversità" ( rispetto ai coetanei ) che non dovrebbe altrimenti esistere. Mi piacerebbe conoscere esperienze di genitori in tal senso .

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    1. sono d'accordo con te. C'è una grandissima differenza tra clero e fede. Una è una relazione prettamente umana, l'altra è una cosa solo privata.

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  12. è la terza volta nel giro di pochi giorni che mi capita sotto gli occhi un post su questo complesso e delicato tema.
    per la terza volta non riesco a liquidare quel che penso nella brevità di un commento, troppe cose ci sarebbero da dire.
    io comunque sono atea. profondamente atea. e serenamente atea. e da un po' sto valutando la possibilità di sbattezzarmi, visto che per tradizione e folclore sono stata battezzata e poi via tutto l'iter fino alla cresima. ora per coerenza e rispetto vorrei poter finalmente esercitare il mio diritto di scelta, in maniera piena e consapevole.
    per quanto riguarda i miei figli non facciamo loro seguire le lezioni di religione cattolica, ed è una scelta che abbiamo preso senza tentennamenti e dubbi: non temo mia figlia si senta esclusa, insomma nè più nè meno che per qualsiasi altro fattore la potrà rendere prima o poi diversa dagli altri. senz'altro quello che vogliamo insegnarle è il coraggio della propria identità , il rispetto delle diversità ed il rifiuto di qualsiasi pressione verso l'omologazione.
    sono comunque d'accordo con mammavvocato: la scuola dovrebbe essere laica. E mi lascia davvero perplessa che si cominci l'insegnamento della religione cattolica già a tre anni quando comunque la stessa chiesa cattolica non inizia la catechesi prima dei sei anni.
    e poi ci sarebbero mille altre cose che quest'argomento mi smuove, ma mi sono già dilungata parecchio.

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    1. fammi sapere quali erano gli altri, sarei curiosa di leggerli!
      Non temo nemmeno io che mio figlio si senta escluso, per niente, soprattutto non a 5 anni. Temo che gli possa mancare l'informazione. Ed è questo che gli auguro. E non riuscendo a dargliela io ho deciso di provare con la scuola, proprio quella che condivido dovrebbe essere laica al 100%. Per adesso è un gioco, con in lontananza una storia. Per adesso ecco, lui la vive come una storia, un pò come quella di biancaneve e per questo sono "tranquilla"...

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  13. la fede come hai detto tunonsi insegna ,il credereè un qualcosa di speciale di magicochea volte si pensa di no essere ingrado di fare anchese losista facendo!!!!
    hai fatto un atto d'amore immensoper tuo figlio e da credente no possocheessere felice checi siano persone così come te,...che no tarpano le ali machelasciano liberii prorpi figli di conoscere e di prendere la loro strada..
    ognuno deve essere libero di fare quello che vuole nel rispettodell0altro e ... ritengo molto intelligenti le persone che non credono e no battezzanio e no fanno ricevere i sacarmenti ai figli rispetto a quelli chelo fannoperchè sideve ......
    tirgnrazio per queste riflessioni inmodo rispettoso e molto intelligiente
    grazie ancora
    verovero

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  14. beh non lo biasimo, è un errore che avrei potuto fare anche io!

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  15. Eolo??? Uahahahhahahahahahahah
    Comunque hai fatto una scelta giusta, poi sarà lui da grande a scegliere ;)
    Un bacio!

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  16. Eolo mi ha fatto morire dal ridere e tu hai tutta la mia stima. Non è così frequente una tale apertura mentale!! Io faccio parte di quei cattolici per nascita che, con un pò di ipocrisia, hanno deciso di sposarsi in chiesa [quattro anni dopo averlo fatto a las Vegas ;)] e battezzato il proprio figlio.
    Sono comunque felice delle mie scelte e credo che anche tu abbia preso la migliore, permettendo al tuo bambino di prendere in futuro le sue, consapevolmente!!

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  17. Hai ragione, solo se conosci sei libero di sceglere.
    Io non sono atea ma non sono nemmeno credente, mi trovo nel mezzo. Da piccola I miei genitori mi portavano a messa ma non mi hanno mai obbligata a studiare la religione, forse se avessi avuto maggiore conoscenza oggi saprei cosa fare. Ci sono momenti in cui sento il bisogno di andare in chiesa e altri che non so nemmeno se esiste.
    Quello che so e' che I miei figli dovranno conoscere la religione, non solo quella cattolica, e poi potranno sentirsi liberi di scegliere.

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  18. Sai che ti stimo proprio per questo atteggiamento?
    Tuo figlio è fortunato.
    S

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