14 marzo 2014

Se gli uomini restassero incinti, potresti avere un aborto anche dalbarbiere. (cit)


Mentre c'è una parte di paese che crede e sponsorizza il cambiamento nuovo, il passo avanti, ce n'è un'altra che torna terribilmente indietro.
Neanche troppo indietro per la verità perchè certi diritti in fondo lo sono diventati da relativamente poco.
Parlo della 194.
Avevo buttato giù di getto un post finito nelle bozze qualche giorno fa, quando è venuta fuori la storia di Valentina, ma ultimamente si scrive poco da queste parti ed è rimasto inconcluso.
Il timore è quello di scrivere una serie di banalità e ovvietà, ma ho deciso di correre il rischio.
Mi è capitata oggi una cosa. Ero dalla parrucchiera, di passaggio, non ho ceduto a tagliare di nuovo tutto,  mi serviva solo un prodotto per capelli, e si parlava di questo. O meglio lei e un'altra ne parlavano. Ed erano d'accordo, con i medici obiettori. E io mentre aspettavo ascoltavo e non credevo alle mie orecchie.
Ero sconvolta.
Mi dicevo ma davvero sono due donne che fanno questi discorsi?
Rimango sempre di sasso quando sento donne contro donne.
Quando poi, quella delle due che sa, si è rivolta a me dicendo, sarai d'accordo con noi tu che hai perso il tuo bambino ho solo potuto guardarla con aria interrogativa e ho preso e me ne sono andata.
Per me il concetto di medico obiettore è inconcepibile. Solo questo sono riuscita a dire.
Il medico che lavora in ospedale è al nostro servizio. Si chiama servizio pubblico per qualcosa. L'etica è una cosa personale, privata che va lasciata fuori dai reparti.
L'etica si pratica a casa propria, nel proprio tempo libero, si pratica su se stessi.
Il proprio lavoro va fatto. Anche se non ti piace, anche se non sei d'accordo. Nessuno ha il diritto di scegliere eticamente per gli altri.
Nessuno dovrebbe poter dire di no di fronte a quello che è un diritto dell'altro.
Vi prego, se c'è qualche medico obiettore che vuole raccontarmi perchè, sono qui. Lo faccia. Perchè io non riesco a capire.

Un figlio è una scelta.
Un figlio merita di essere una scelta.
E' una scelta desiderarlo, è una scelta tenerlo se capita, è una scelta il contrario.
E' una scelta così personale che non si può prendere per nessuno se non per se stessi. Al massimo è una scelta a due quando lui c'è.
E' sempre, e su questo ne sono certa, una scelta pensata e ragionata.
E' una scelta che farà parte del tuo sangue e sarà nella tua pelle per sempre.
E' una scelta dolorosa e difficile, ne sono sicura.

Io ho visto com'è, cara la mia ex parrucchiera, ho provato quella sala operatoria, quelle luci accecanti e quella solitudine. Lì. Quel prima dell'anestesia e quel dopo.
E c'è tanta amarezza, che sia da fare, come nel mio caso, o che sia una scelta.
E ogni storia è così diversa.
E ogni vita è così diversa.
E ogni scelta è così diversa.
E ogni donna è così meravigliosamente diversa.
E ognuna è degna dello stesso rispetto.
Non torniamo indietro.
Non azzanniamoci per le quote rosa e tacciamo di fronte a cose come queste.
Non facciamo come in Spagna.
Perchè ditemi, che senso ha tutto questo?
Perchè il 90% dei medici si ritiene libero di impedire a qualcun'altro di veder rispettato un proprio diritto?
Perchè non la smettiamo con tutto questo moralismo e impariamo a lasciar liberi gli altri, a rispettare le loro scelte e che la nostra etica non si può imporre al resto del mondo?
E se proprio vai contro te stesso, magari invece della specializzazione in ginecologia la prossima volta scegli dermatologia.

27 commenti:

  1. Con questa storia degli obiettori di coscienza si e' trovato il modo per gabbare la 194. E' una tragedia e di infinita tristezza. L'obiettore di coscienza in campo medico e' un abuso e questa e' vergogna!

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  2. Hai spiegato tutto molto bene...sono d'accordo con te in pieno!!! E sentir parlare così le donne è la cosa che fa più male....

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  3. Da donna che cerca disperatamente un figlio ma riconosce l'inviolabilità d'un diritto posso solo dire che ti stimo.

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  4. senza dimenticare che a volte la scelta, dolorosa, difficile, straziante, di abortire viene presa perchè la vita che sta crescendo in quel ventre difficilmente avrà vita a lungo fuori da quel ventre, anche se è stata desiderata, voluta, scelta, proprio come nel caso di valentina, che citi.
    e quindi sì, l'obiezione di coscienza per quel che mi riguarda è un illecito, nè più nè meno.
    gente a cui viene permesso di non eseguire il proprio lavoro, di venir meno alle proprie mansioni e ruoli, sulla base di un loro personalissimo e privatissimo credo.
    che continua però a condizionare le vite di molti, di troppi.
    una campagna per le quote laiche ci vorrebbe, ecco cosa ci vorrebbe.

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  5. Le donne sono sempre contro le donne perché non se ne è mai discusso in maniera civile, ma sempre giudicante! (http://www.wired.it/attualita/politica/2014/01/24/aborto-un-diritto-sempre-piu-rischio/)

    L'etica fa parte di noi e non si può lasciare "a casa". Sarebbe come se io, che sono vegetariana, andassi tranquillamente a lavorare da un macellaio: non è possibile!
    Quindi questi medici dovrebbero cambiare lavoro!

    E poi la maggioranza dei medici obiettori non lo fanno per motivazioni morali ma per fare carriera: http://www.ilpost.it/2012/05/24/laborto-e-i-medici-obiettori/

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    1. avevo letto su il post e mi si era proprio accapponata la pelle. L'etica secondo me si deve lasciare a casa. Se non ce la fai fai altro.
      Tu vegetariana non lavoreresti mai da un macellaio ma se lo facessi non è che potresti dire questo sì e quello no. E fare i medici è un pò diverso, il tuo essere vegetariana impedisce a te di vendere la carne ma non ai carnivori di comprarla.

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  6. Profonda tristezza che nasconde tanta ipocrisia e ignoranza.....

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  7. Cara Verdeacqua, condivido il tuo pensiero. Quando ho sentito la storia alla tv sono rimasta allibita! In uno Stato che si chiami Stato non è possibile che ci siano situazioni del genere. Ma roba da film. Gente che entra col Vangelo per non farti abortire... Persone che dalla Parrucchiera condividono queste cose.. siamo sempre li, circondati da un falso moralismo .

    Bisogna cambiare! Trovo, da donna, che sia una cosa indecente.

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  8. Da questa parte di mondo, ignoravo l'argomento. Ho letto prima il tuo post, poi l'articolo che hai allegato, poi ancora pagine su internet e sono rimasta senza parole.
    Condivido con te lo stesso pensiero, sono allibita, provo vergogna per quelle persone che si fanno chiamare medici. E non c'entra nemmeno l'opinione che si può avere verso la decisione di abortire, per obbligo o scelta, perché qui si parla di diritti.
    Sono senza parole. L'ho già scritto, lo so, ma non posso aggiungere altro.

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  9. Bel post, ci voleva proprio!
    Se queste donne fossero altrettanto brave a parlare che ad agire per cercare di cambiare e fare in modo che la societa' sia equipaggiata per aiutare queste donne a tenere un bambino che magari non si possono permettere, o che e' disabile...allora forse potrei rispettarle. Ma cosi mi fanno solo una rabbia incredidbile...

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  10. condivido tutto...perchè so...Ne avrei di cose da dire...ma la mia memoria preferisce dimenticare...e credimi se ti dico che hai avuto le stesse parole che ha avuto mio marito quando al telegiornale hanno parlato della storia di Valentina...condividiamo a pieno la tua frase "Il medico che lavora in ospedale è al nostro servizio. Si chiama servizio pubblico per qualcosa. L'etica è una cosa personale, privata che va lasciata fuori dai reparti." ma soprattutto l'ultima frase...ossi se uno ha dei limiti o non vuole affrontare cose che non condivide che vada a fare il dermatologo e non il ginecologo...ben detto!!!

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    1. un abbraccio, perchè se "sai" è quello che voglio darti...

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    2. Grazie... me lo prendo volentieri il tuo abbraccio e ti regalo il mio...

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  11. Penso esattamente le stesse cose, un figlio è una scelta e nessuna donna dovrebbe mai metterlo in dubbio, soprattutto una donna. Anche diventare medico è una scelta, esistono mestieri che vanno bel oltre la competenza tecnica e nascondersi dietro una presunta etica non è che una scusa, almeno nel 99% dei casi. Se si mettesse la stessa determinazione etica nella quotidianità allora forse sì, sarebbe più facile vivere in società.
    Brava ad aver dato voce a pensieri importanti.

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  12. Ecco, su questo tema mi sto spaccando la testa. Sono molto d'accordo con quello che scrivi e parzialmente in disaccordo -anche con me stessa- su alcuni punti.
    Provo a spiegarmi, tentando di essere breve e sperando di riuscire ad essere chiara.
    Secondo me la lotta pro e contro la 194 è già troppo ideologica: femminismo in tutte le sue declinazioni contro religiosità in tutte le sue manifestazioni.
    Come se l'aborto non fosse molto di più.
    Partiamo dai medici: da una parte il diritto, che io considero inalienabile, di seguire il proprio credo dall'altra però anche il dovere altrettanto necessario di fornire i servizi per cui si è pagati e cui altri hanno diritto. Basterebbe poco così: costringere gli ospedali ad avere in servizio sempre almeno un non obiettore. E' davvero così complesso regolamentare maggiormente questo tema?
    E quel diritto però, non è che forse viene inteso anche con troppa disinvoltura? C'è sempre e per tutte il tempo e lo spazio di riprendersi dallo shock di una gravidanza indesiderata prima di buttarsi nello shock successivo di interromperla? Dove, al di fuori delle discutibili posizioni della chiesa, una donna ha il margine di comprendere e riflettere davvero su quello che fa? E quello che fa ha implicazioni profonde anche in campo laico, dove io mi schiero, nel mondo della psicologia dell'individuo e in quello più ampio di come una società lo considera e tutela. Individuo donna viva e individuo in potenza che però è lì, non è che possiamo far finta di no.
    Poter fare una cosa è un conto. Avere il diritto e il dovere di sapere bene quello che si sta facendo un altro. Altrettanto cruciale. Non altrettanto difeso e preteso.
    A me pare che intorno all'aborto aleggi quella stessa disinvoltura nel maneggiare la vita, nella sua sacralità che non può essere solo religiosa, che porta a vivere parti drammatici senza adeguati supporti o in attesa solo dell'epidurale come se diversamente non fosse possibile, maternità nervose e recalcitranti, vite e rapporti in breve poco consapevoli e altrettanto poco pienamente vissuti. Ecco, di questa facilità io ho paura. E al contempo non riesco a pensare a un modo efficace e soprattutto capillare per contrastarla senza ricorrere al divieto, che non posso condividere. Come la giro mi sembra sempre che manchi un pezzo.
    Concludo per ora buttando là una considerazione, che è solo una suggestione, non vuole dimostrare nulla, presa in prestito dalla scrittrice Silvana de Mari: tra tutti i popoli che hanno sottomesso i nostri antenati, è ragionevole supporre che ci sia nell'albero genealogico di ognuna di noi almeno una nascita non voluta. Un aborto clandestino non fatto. Un neonato che non avrebbe dovuto esserci non abbandonato. Io a quella donna nel mio albero genealogico che si è tenuta il portatore di una me futura sono molto molto grata.
    Grazie per averne scritto, mi ha fatto bene leggerti e fermarmi ancora a pensarci sopra. Forse riuscirò alla fine ad arrivare a una conclusione che mi soddisfi sia umanamente che logicamente.

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    1. innanzitutto grazie per il tuo commento, pieno di spunti di riflessione...
      Io ho come la sensazione che se davvero il 90% dei medici sono obiettori molti di questi non lo facciano perchè "costretti" dal loro credo, ma forse, più per discorsi di carriera e convenienza come descritto nell'articolo del ilpost indicato sopra da Robin. E questo è tremendo.
      Inoltre sono d'accordo con te, non c'è cura della donna nemmeno nell'aiutarla a capire se sta davvero facendo la scelta giusta. Ma non la si aiuta con il Vangelo in mano, la si aiuta non lasciandola sola, diventando una presenza che ascolta e fa ragionare, senza pregiudizi e senza l'obiettivo primario di far cambiare idea. Se leggi l'ultima conchiglia sul blog di Nina c'è una donna che rimpiange proprio questo, di non aver ricevuto una mano tesa, ma solo solitudine. E di come sia difficilissimo conviverci dopo...
      Il tempo per capire cosa fare è poco, tre mesi (che poi sono sempre due perchè insomma tempo che te ne accorgi) e non basterebbe. Ma non si può però far sentire nessuno in colpa per una scelta presa. A mio avviso l'obiezione è svilente e giudicante per chi si trova di fronte un medico che non vuole dare una mano.
      La conclusione è la medesima. Anch'io ringrazio comunque quella donna nel mio albero genealogico.

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  13. Buongiorno Verdeacqua, questo tuo post mi ha fatto così riflettere e mi è piaciuto molto tanto da inserirlo nella top of the post di questa settimana...ti lascio il link al mio post...è un'iniziativa di un'amica...se ti va di partecipare è davvero interessante...buona giornata
    Manuela
    http://mammatraifornelli.blogspot.it/2014/03/Top-of-the-post.html

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  14. La storia terribile di Valentina io, sono riuscita solo a Linares tanto mi faceva male. Tu hai , invece trattato l'argomento con una sensibilità particolare. Speciale ed unica come sei. Anche i commenti li ho trovati interessanti. Grazie a tutte e a te in particolare.
    Raffaella

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  15. Condivido al cento per cento le tue riflessioni.
    Purtroppo, mi pare che questo sia il retaggio di una "cultura" religiosa e buonista mal interpretata che l'Italia si porta dietro da tanto, troppo tempo.
    E vorrei vedere quelle donne se fosse toccato a loro: troppo facile parlare sulla pelle degli altri.
    Quei medici mi fanno schifo, nè più nè meno.
    Se quegli stessi medici, per una loro etica, decidessero di non curare i delinquenti? Sarebbero accettati? Eppure è etico garantire la salute a chi ne ha volontariamente tolto ad un altro?
    Solo per fare un'esempio.

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  16. Non posso che condividere il tuo pensiero. Nonostante quello che mi è capito mai e poi mai potrei giudicare una donna che decide di non portare avanti la sua gravidanza. Non spetta a noi giudicare, noi non sappiamo cosa si nasconde dietro una scelta che resta comunque difficile.
    Ti abbraccio
    Miky

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  17. Io posso dirti che l'egoismo umani e la pigrizia ti portano a fare sotterfugi.
    E secondo me molti medici e infermieri sono obiettori per non fare altre ora di lavoro oltre agli straordinari. Sono obiettore così nessuno mi rompe le palle.
    È un pensiero che ho fatto anche io, eh, poi non me la sono sentita.
    Ma dove lavoro (beh, dove dovrei tornare a lavorare, essendo in pausa mamma) se non eri obiettore eri obbligato a fare il corso e a fare le IVG. Oltre al tuo orario di lavoro. Oltre alle altre reperibilità. Oltre alle emergenze di turni da coprire per un imprevisto dell'ultimo minuto.
    Un altra mattina in sala al posto che a casa e goderti la tua famiglia o un po' di riposo.
    Chi non è obiettore, da noi, si conta sulla punta delle dita.
    Io però la domenica a messa ci sono e se mi guado intorno non trovo tutti i medici e gli infermieri che in sala operatoria non ci vanno perché obiettano.
    L'Italia è così, a volte non fai perché già ti chiedono troppo, e pure quello no, quello fa niente, poi c'ho le mie idee, se sei incinta te la sei cercata, sei giovane/straniera/sprovveduta/babbea e te lo meriti. Ne ho sentite di ogni negli anni.
    Eppure, come dici tu, almeno tra donne un po' di solidarietà ci vorrebbe.
    Ah, ciliegina, gli abort terapeutici li portano avanti in ginecologia e non in ostetricia, ma la fase espulsiva te la fai comunque in sala parto, come una puerpera qualunque. E senza epidurale.

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